sabato 10 dicembre 2011

Liriche petrolchimiche: "la luna e i falò"

“il governo non ha capito nulla. E non solo il governo. Ci sono anche pesanti responsabilità degli economisti: quelli neoclassici hanno tante responsabilità nella costruzione del modello che ci ha portato a questa crisi. Adesso si proteggono come una casta”.

Da un’intervista a Luca Mercalli in Il tempo delle scelte, di V. Palombo, da L’Europeo, n. 11, 2011. 

  
Incidenti a Priolo, fiamme nella centrale elettrica, emergenza ieri sera allo stabilimento Isab Energy del polo siracusano. Un guasto ha causato una grande fiammata e la fuoruscita di vapore. Paura tra i cittadini. "L'evento, che non ha provocato danni a persone, si è verificato nell'impianto di produzione di energia elettrica, ed è stato causato dalla rottura della flangia di una termocoppia, con il conseguente rilascio di vapore acqueo misto ad altri prodotti ed accompagnato da un lungo getto di fuoco durato alcuni secondi. L'immediato stop dell'impianto e l'attivazione delle procedure di emergenza hanno contenuto la quantità dei gas emessi". In via cautelativa e per effettuare alcune misurazioni relative all'eventuale emissione di sostanze inquinanti, è intervenuta pure un'unità nucleare, batteriologica, chimica, radiologica, dei vigili del fuoco, che ha effettuato rilievi strumentali "per accertare livelli non significativi delle sostanze rilasciate. L'impianto, depressurizzato, è al momento fermo ed in fase di bonifica".  (Repubblica palermo.it 13 giugno 2011). E poi un danno nella vasca dell’impianto di desoleazione della Priolo Servizi, feriti tre operai, altri intossicati, contusi. Saltate le vasche di decantazione collegate all’impianto fognario, tombini esplosi. Chiusa, per motivi di sicurezza, la strada statale. L’amministrazione minimizza l’incidente, così come l’assessore alla Protezione civile del comune di Siracusa: “nessun pericolo per la salute dei cittadini”. Però resta l’invito a non uscire per la possibilità di verificarsi lievi fastidi come l’arrossamento di occhi e gola e la possibilità di lacrimazione… nulla di preoccupante”. (Quotidiano di Sicilia il 10 giugno 2011.  


Così via, l’elenco potrebbe continuare. La Sicilia è una terra ad alto rischio industriale: tra il 2007 e il 2009 si sono verificati 193 incidenti, la media di uno ogni tre giorni. Nulla di nuovo, ricordo ancora il 19 maggio 1985, la notte dell’icam, un primo boato assordante, il tremore dei vetri di casa, mio padre operaio petrolchimico al lavoro. Altre cinque esplosioni scandivano la notte, mentre nei centri più vicini migliaia di cittadini intasavano con le auto le strade in un disperato tentativo di fuga. È la nostra storia, la storia di chi vive in questa terra verde, un tempo fertile colonia calcidese. Quelle stesse colonne che sostennero un tempo i templi e poi le cattedrali di una nuova fede, sin dal 1949 mutarono il loro aspetto in ciminiere per volere di nuovi dei e semi-dei che si chiamarono Rasiom, Tifeo, Liquigas, Migas, Ilgas, officine Grandis, Sotis Cavi, Siciltubi, S.a.c.c.s. Eternit, S.in.cat., e poi Esso, Espesi, Liquichimica, Enichem, Condea, Sasol, Isab, Co.ge.ma, Enel, Icam e Erg. E  sotto il segno del mito furono storie di devastazioni, truffe, speculazioni, scandali, dissesti, tangenti, corruzione e morte.



Non è cambiato nulla e la tragedia non è soltanto imminente, ma è diventata endemica, e se la recessione invita al silenzio, l’aria è ancora contaminata di diossina, un mare al mercurio misto a cromo esavalente, aree radioattive, falde idriche inquinate, discariche come cumuli di scorie sommerse. Per non parlare infine della concentrazione di mercurio riscontrata nella fauna ittica fino a cinquecento volte superiore alla soglia massima tollerata dall’uomo. Diventa chiaro come al vertice di una simile catena di morte vadano a collocarsi le collettività che da più di mezzo secolo risarciscono  in costi umani il peso di uno sviluppo assolutamente alieno alla storia del nostro territorio, una storia italiana, fin troppo italiana da declinarsi in tragedia siciliana. Studi sulla mortalità negli anni 1990-1994 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra la popolazione residente nei comuni dell’area Augusta-Priolo, -ma credo che le stime andrebbero aggiornate e riconsiderate su quanto accade in altri paesi del distretto nord della provincia di Siracusa- hanno riscontrato eccessi di mortalità tra gli uomini per cause tumorali pari al 10% in più rispetto alla media regionale e al 20%. per quelli polmonari. Così come ha evidenziato l’Ufficio di Medicina del Lavoro di Messina, le urine dei lavoratori addetti all’impianto cloro-soda, presentano concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite massimo consentito. Sono operai della Coemi, Fincoe s.r.l., famiglia Prestigiacomo. Con un salto generazionale la contaminazione riguarda anche le fasce più deboli generando malformazioni agli apparati cardio-vascolari e genitali. Le prime segnalazioni di nascita di bambini malformati ad Augusta datano sin dal 1980: su 600 nati, 13 con malformazioni congenite di diverso tipo,  7 i non sopravvissuti. Dal 1980 al 1989 la percentuale dei nati malformati è stata dell’1,9% contro una media nazionale dell’1,54% e dell’1,18% per il meridione. Nel decennio successivo, dal 1990 al 2000, la percentuale ad Augusta aumenta fino ad una media del 3,18% con un picco nell’anno 2000 del 5,6%. In oltre se le malformazioni genitali -tra cui la più diffusa è l’ipospadia- tra il 1980-1989 interessavano il 214 per mille dei nati -su una media nazionale del 100 per mille- nel decennio 1990-2000 si arriva al 303 per mille. I dati forniti dal reparto di pediatria dell'ospedale Muscatello di Augusta, riferiscono che il picco delle malformazioni si è avuto nel 2002 con il 6% che stacca sul 2% tollerato dall'Oms. A monte altre storie ci raccontano poi di madri che abortiscono feti deformi. È chiaro che qualsiasi indagine sul rapporto causale ambiente-malformazioni vada a scontrarsi contro il muro degli interessi economici. 


Nulla di nuovo, il capitale risale la china sempre allo stesso modo, tenuto a piena forza tra le mani della stessa classe politica, lasciandosi alle spalle cumuli di macerie industriali, umane. Sulle macerie si muove un cane che si morde la coda: perché a scongiurare una recessione endemica, che ha registrato dagli 80’ad ora un calo occupazionale di circa 11 mila unità, tra diretti e indotto, l’idea della costruzione di un rigassificatore, così come vogliono “paradossalmente” -perché in questa terra è tutto paradossale- all’unisono sia il gruppo Pdl-Sicilia e i sindacati, diventa ancora più assurda. Una controcultura, a mio avviso, dovrebbe andare ben al di là di un semplice progetto di bonifica, necessario ma limitato nel tempo. L’orizzonte, un tempo terso e infinito, ora misura sulla distanza di un pontile la profondità del suo mare, la storia della sua terra, la libertà del suo cielo. Cosa racconteremo ai nostri figli: incubi petrolchimici. Non è cambiato nulla, mio padre in pensione, nuove generazioni, i “fortunati” di una caritatevole speranza elettorale, di un benessere appeso al filo del salario fisso, di una casa comoda e senza finestre, di una terrazza con vista sul disastro, di un tranquillo natale omicida, di una morte dietro l’angolo, vanno avanti tra turni, giornalieri e cassa integrazione. Benvenuti nel cuore del polo petrolchimico, dove la vita è breve, dove la speranza è legata al soffio dei venti, dove la gioia è in recessione. La chiamano aria, ma è forse per non spaventare i bambini. Greci eravamo e senza nome. Eccoci in piena tragedia. Greci eravamo e sognavamo il tempo sui gradini di un teatro, eccoci alla catarsi, questo è il nostro epilogo, la fine dei pesci muti come i pesci.





                           testo e foto santo mangiameli

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