martedì 13 dicembre 2011

santa lucia dei grandangoli




Lux, lucis, lucia, al di là delle tenebre, percepito, visione, protezione degli occhi e della vista. Chi fu Diocleziano e chi Euskia. Arrestata, torturata, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa di pece bollente, posta sulla brace ardente. Uno strappo agli occhi per non vedere. Occhi magici, devozionali, esorcismi solari. Visioni agrarie, pupille di pane. Falò nella notte per scongiurare il ritorno. Ombra della vita e della notte. Sorella demetra, madre cerere.“Santa Lucia, la notte più lunga che ci sia”… “Di Santa Lucia fin Nadal, cres il dì un pit di gial” (da Santa Lucia a Natale, il giorno cresce un passo di gallo). Così era fin quando, nel 1582, Ugo Buoncompagni, al secolo Gregorio XIII, tra soffi di bolle e codici numerici, interpose agli ingranaggi del tempo civile le orbite planetarie del tempo astronomico: inter gravissimas, fu questo il furto al popolo di 10 giorni di memoria. Notte del dono, calza colma delle vergini: "Santa Lucia, mamma mia, porta i bomboni/ nella calzetta mia./ Ma se la mamma/ non li mette/ resterà svode/ le calzette". Santa Lucia, la notte del terremoto, il terremoto del silenzio, delle macerie, dei morti, della paura, delle sirene, della fuga, dell’incertezza e della perdita del gioco, del giorno, del fango e della pioggia. “Santa Lucia, per tutti quelli che hannoo gli occhi e un cuore che non basta agli occhi e per la tranquillità di chi va per mare e per ogni lacrima sul tuo vestito, per chi non ha capito”. Tutto quello che c’è da capire, usando in silenzio e nel silenzio, la vista, l’occhio, l’obiettivo. 

                      testo e foto Santo mangiameli

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