martedì 21 febbraio 2012

Trinacrian space: una nuova letteratura del viaggio.


Mappe come rappresentazione del reale, segni civili di un dominio militare della terra, calcoli decimali che trasformano il viaggio in libertà inversamente proporzionali al potere d’acquisto. Scalate in borsa, fallimenti controllati, crack bancari, bolle finanziarie, agiscono come assiomi sullo spazio e il tempo reale,  determinando possibilità e velocità dei nostri desideri, dei nostri movimenti. Low-cost, last minute, tour operator e quant’altro modulano poi, come transenne, la libertà dei nostri pensieri in percorsi prestabiliti, così che il viaggio diventa vetrina ad uso e consumo.  


Ma muoversi è un bisogno insopprimibile dell’anima, una dimensione spirituale della conoscenza, una comprensione dell’io attraverso la molteplicità dell’esperienza. Se il viaggio ha la sua vocazione, i suoi itinerari, i suoi imprevisti, le sue riflessioni, il tempo del viaggio si misura sulla libertà dello spazio e sull’intensità della conoscenza. La nuova declinazione del verbo mi porta dunque in una dimensione, altra, dove ogni categoria -centro e periferia- ribalta se stessa, come fosse una rifondazione. Allontanarsi dal centro per capire cos’è il centro, abbandonare la periferia per capire cos’è la periferia. 


Spostamenti incrociati su una retta continua che dall’infinito al punto dichiara sempre una nuova idea di libertà. Nasce così una nuova letteratura del viaggio, la letteratura dell’invendibile, che abbraccia l’uomo e la terra, nella sua semplicità di essere umano ed elemento biotico, così che l’esperienza con l’indicibile del viaggio diventa riflessione -politica- sul reale. Qualcuno la chiama odeporica, io la chiamo vita, fine a se stessa; in cammino: per primo la mia terra, la mia storia. Voglio scavare la mia terra e il mio cielo e ritrovare in quei colori l’idea del divino nella storia dell’umano; in cammino dunque, verso se stessi, perché per me non c’è differenza tra le mani di un uomo e un campo arato, tra i colori di uno scialle, di un mosaico e dell’orizzonte e se il confine è d’aria e luce, lo spazio si nutre anche di terra: il paesaggio e l’uomo come storia. 
.precisazione:

Queste foto sul paesaggio siciliano,così come tutte quelle edite sul mio blog, segnano l’inizio di un viaggio iniziato tanti anni fa, maturato nel tempo attraverso letture, ascolti, incontri, spostamenti, più o meno imprevisti. Un viaggio che si è trasformato in una “politica” del viaggio, in impegno verso ciò che ancora può stupirci, nella denuncia di una perdita e delle violenze  suibite dal nostro ecosistema. Passo iniziale: la liturgia di una bellezza naturale, la meraviglia del sistema terra che ci racchiude,  l’idea di una sua cultura, l’amore verso la nostra terra, verso la nostra storia. 
























             ©foto e testo santo mangiameli

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